ABBIAMO OSPITI – VIAGGI: il planetario di Eise Eisinga

Un sistema solare in miniatura costruita 350 anni fà n una casa in Frisia e ancora funzionante, Paese che vai…

Dei tanti monumenti o musei in Europa degni di essere visti, ve ne è uno particolare a Franeker, paese della Frisia occidentale nei Paesi Bassi. Questa bella cittadina può vantare di aver avuto un’università piccola ma importante, successivamente decaduta e chiusa definitivamente in epoca napoleonica, ma la ragione per la quale è oggi famosa è il planetario di Eise Eisinga, un opera unica di ingegno, precisione matematica e maestria artigianale.
Eise Eisinga naque nel 1744 e fin da bambino dimostrò un forte interesse per la matematica e l’astronomia. Il padre, un lanaio, l’incoraggiò in questo suo talento e gli fece studiare vari libri, specialmente la geometria di Euclide. A quindici anni Eise scrisse lui stesso un libro di esercizi di geometria e frequentò vari astronomi, la più parte nobili dilettanti, dai quali imparò molto. Purtroppo la nascita e il mestiere che fu costretto ad ereditare, e che esercitò per tutta la vita ricevendo riconoscimenti pubblici per la sua abilità nel colorare le lane, gli preclusero un’educazione superiore. Ciò nonostante continuò ad interessarsi di astronomia, scienza alla quale dette il suo originalissimo contributo.
L’8 maggio 1774 si verificò un inusuale allineamento dei pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e la Luna e questo spinse un prete locale, Eelco Aalta, a predire che la Terra sarebbe stata scaraventata nel Sole e avrebbe bruciato in un grande rogo. Che tutti cominciassero a pregare per la fine dei tempi! La popolazione cadde in preda al panico e Eisinga guardò sbigottito il subbiglio, ben sapendo che nulla sarebbe accaduto. Passata la fatidica data, decise che una situazione del genere non si sarebbe mai dovuta ripetere. Per porvi rimedio avrebbe costruito un planetario che avrebbe spiegato alla gente come funzionava realmente il sistema solare. Avendo convinto non si sa come la moglie a sopportare un cantiere in casa e a veder partire molti dei loro risparmi, iniziò questa gigantesca impresa che durò per ben sette anni dal 1774 al 1781.
Sul soffitto della sala che fu al tempo stesso pranzo, salotto, cucina e camera da letto, costruì un modello del sistema solare che da allora gira in tempo reale imitando le orbite dei pianeti. Non solo, il tutto è in proporzione, con un millimetro per ogni milione di kilometri nello spazio. Questo bellissimo soffitto in oro e blu, arricchito di scritte e numeri, vede girare Mercurio in 88 giorni, Venere in 224, la Terra in un anno, Marte in un 687 giorni, Giove in quasi 12 anni e Saturno in più di 29 anni. Il planetario si ferma qui giacchè all’epoca Urano e Nettuno non erano ancora stati scoperti (Plutone è stato recentemente declassato a planetoide e non è più considerato un pianeta). Nel planetario sono inoltre mostrate le fasi lunari, la posizione zodiacale, i giorni dell’anno e l’ora precisa alla latitudine di Franeker.
Salendo una piccola scala si può ammirare il meccanismo di ingranaggi e ruote dentate con diecimila chiodi di bronzo che, mossi da pesi e pendoli, fanno muovere il tutto con una precisione d’orologio. Eisinga lasciò un manuale di istruzioni per regolare il meccanismo, come ad esempio per l’anno bisestile, e da allora tutto funziona a meraviglia con solo qualche saltuario intervento di restauro. Tanta meraviglia suscitò questo planetario che, con Eisinga ancora in vita, il re acquistò la casa e la destinatò a museo. Ed intatta è arrivata fino ai giorni nostri per mostrarci cosa può la volontà e il sogno di un uomo.
Il museo è stato recentemente ampliato ed ospita due sale con telescopi e strumenti vari legati all’astronomia, e una camera per mostrare come si lavorava e colorava la lana. Usciti da questa visita edificante, ci si potrà ristorare con un buon caffè o una zuppa alla mostarda alla porta accanto dove il Caffè del Planetario, arredato in stile Liberty orignale dell’epoca quand’era proprietà di un commerciante di caffè, è venuto anch’esso a far parte di questo piccolo museo unico al mondo.
Articolo di Valerio Cugia – Autore ospite de La Lampadina

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