Articolo di Carlo Verga
La sera del 15 novembre 2017 Christie’s a New York metterà all’asta il quadro di Leonardo da Vinci “Salvator Mundi?” Cifra? 200 milioni 300? Chissà?
Mentre preparate gli assegni, Vi racconto la storia di questo dipinto e di qualche dubbio.
L’ipotesi è che Leonardo abbia fatto il dipinto per la famiglia reale francese, e quando la regina Henrietta Maria si trasferì in Inghilterra per andare in sposa a Carlo I nel 1625, lo portò con se. Dopo qualche anno, Carlo I fu arrestato, con ogni accusa sul suo operato e decapitato nel 1649. Dopo un anno dalla sua morte, fu stilato l’inventario del suo patrimonio dove è chiaramente riportato il Salvator Mundi come di sua appartenenza.
il 23 ottobre del 1651 tutti i beni di Carlo I furono ceduti al “Commonwealth sale” per volere dei Repubblicani che nel frattempo governavano l’Inghilterra. Soltanto nel 1661 con il ritorno al potere di Carlo II Stuart, figlio di Carlo I, i beni furono restituiti alla Corona. Da un inventario del 1666 è riportato il dipinto, tra quanti disponibili, nelle segrete del re. Lì Il Salvator Mundi rimase nella collezione fino al 1763, dopo di che se ne sono perse le tracce fino al 1900.
Nel 1900 l’opera è stata acquistata da Sir Charles Robinson, per la Collezione di Cook, come un dipinto di un allievo di Leonardo, Bernardino Luini.
Nel 1958 la collezione Cook venne dispersa e l’opera fu messa all’asta e ceduta per una manciata di sterline.
Non se ne ebbero più notizie per quasi 50 anni e solo nel 2005 venne alla luce perché acquistata da un collezionista americano. Nel 2007, quando l’opera arrivò ai restauratori della National Gallery, era in condizioni pessime, con vari strati di vernice sovrapposti. Erano stati dipinti la barba e i baffi, forse, per adeguare l’immagine di Cristo alla fisionomia “ufficiale” di qualche epoca. Poi con grande sorpresa, durante il restauro e la pulitura, è emersa una qualità pittorica, una ricchezza cromatica del tutto paragonabile all’”Ultima cena”. Anche i pigmenti sono compatibili con quanti usati in altri dipinti di Leonardo. Il globo, in mano al Cristo, simbolo del suo potere universale, testimonia un accurato studio sulla rifrazione ottica attraverso il vetro, ben in sintonia con gli interessi scientifici di Leonardo (ma anche questo viene contestato…).
L’opera appartiene oggi ad alcuni galleristi americani con Robert Simon a capofila. Scarse finora le notizie in merito all’acquisto della tavola, l’opera venne portata al Metropolitan Museum per una valutazione e poi al Museum of Fine Arts di Boston ma nessuno volle pronunciarsi sulla sua autenticità..
Nel 2010 è stato infine portato alla National Gallery dove il direttore, Nicholas Penny, ha invitato quattro studiosi per valutarlo. I pareri sono stati tutti positivi, così si è deciso di procedere al restauro e di esporre l’opera alla grande mostra monografica su Leonardo che si è tenuta nel museo londinese dal 9 novembre 2011.
Salvator Mundi è un’opera particolare, sono molte le copie che girano in varie collezioni in Italia e all’estero, è forse per questo che all’inizio del suo ritrovamento, furono sollevati molti dubbi sulla sua autenticità.
Se interessati, rileggete un articolo pubblicato sulla Lampadina nel giugno del 2015 a proposito delle contraffazioni nel mondo dei falsari e come un’altra opera di Leonardo, ritenuta autentica si è poi rilevata come falsa e solo per la denuncia del suo autore.