Mi ha sempre molto incuriosito il dialogo che si è creato, attraverso i secoli, tra chi vende e chi compra opere d’arte, fra produttore e consumatore, un dialogo continuo che quasi sempre illustra la realtà del mondo in cui si esprime; la realtà sociale, politica e quant’altro. Si sa che i protagonisti del mercato dell’arte, oggigiorno, si dividono tra varie categorie: gli artisti, i galleristi, i mercanti d’arte, i curatori, i critici, i collezionisti e infine gli esperti delle case d’asta, senza dimenticare le aste online.
Ma come avveniva, nel passato, questo scambio? Chi erano i protagonisti?
Non posso che accennare, in questo contesto che esige informazioni riassuntive, a un fenomeno solo. Lo trovo molto interessante visto che non dista così tanto dalla situazione attuale: quello dell’innovativo mercato delle Fiandre del ‘500. Ricordiamoci che Anversa rappresenta a quel tempo la culla del Rinascimento Nordico, ovvero un centro carismatico dove trionfa la magnificenza borgognona in mano alla casa d’Austria.
I grandi artisti locali, Van Eyck, Memling, Quentin Mestys e Hieronymus Bosch sono conosciuti in tutta Europa. Le attività commerciali e industriali dei Paesi Bassi del Sud sostengono non solo la brillante corte borgognona, ma anche la finanza internazionale. Anversa, con i suoi grandi mercanti-banchieri che controllano il commercio d’Europa e del Nuovo Mondo, è la capitale economica europea e ricopre un ruolo cardine e all’avanguardia per quello che concerne il mercato internazionale dell’arte nel Nord Europa. Introduce, nel suo sistema di mercato, innovativi metodi di distribuzione. È da sempre una tra le città più tolleranti d’Europa e lo dimostra praticando una politica mercantile accomodante e nuova, adottando come tendenza il libero mercato del “laissez- faire” con una struttura corporativa molto flessibile. Una delle più famose organizzazioni di questo tipo è la Gilda di San Luca fondata ad Anversa nel 1483.
Questa importante corporazione, che include tutti gli artigiani ed artisti, assumerà però un aspetto molto più rigido ed esclusivo nelle province del nord.
Per ampliare la vendita dei dipinti si allestiscono lotterie ed aste studiate specificatamente e si organizzano dei luoghi appositamente istituiti per creare esposizioni permanenti: i “schilderspand”. Sono spazi dove al loro interno operano mercanti d’arte specializzati che affermano una professionalità che li rende qualificati come intermediari tra gli acquirenti e i venditori.
Ci sono due fiere annuali che attraggono per pochi giorni un numero elevato di ricchi compratori. Gli artisti producono per il mercato libero. Per rispondere alla notevole richiesta, i pittori sono costretti ad utilizzare una grande quantità di aiutanti per soddisfare ogni variazione della domanda con il risultato di abbassare a volte la qualità artistica del dipinto.
Comunque, in questo contesto, l’opera d’arte rappresenta ancora un segno distintivo e di autorappresentazione di una specifica classe sociale, uno status symbol visivo.
Questo periodo di grande prosperità, viene interrotto verso la fine del XVI secolo con la diffusione in questa regione delle prime teorie calviniste. Filippo II di Spagna divenuto, per questioni ereditarie, sovrano delle Fiandre, le reprime con grande violenza. L’Inquisizione spagnola si fa sentire in tutta la sua crudeltà. Se la prosperità economica della città era stata sempre favorita da una tolleranza largamente praticata, le conseguenze della politica del nuovo sovrano spagnolo sono disastrose. Questi sconvolgimenti dell’assetto politico/religioso spingono i grandi uomini d’affari, gli artisti, gli artigiani e gli intellettuali a lasciare Anversa e ad emigrare assieme alle loro capacità e i loro lavoratori in nuovi centri. Portano con sé le loro conoscenze, le loro attitudini, il loro talento e le loro competenze, non solo per quello che riguarda l’arte e la cultura, ma anche per tutto ciò che concerne la finanza, le tecniche segrete del capitalismo e il commercio. Ad Amsterdam soprattutto, i Fiamminghi formano l’élite degli uomini d’affari della città diventando gli artefici della rapida prosperità olandese. Ma che ne sarà dell’innovativo mercato dell’arte?
I migranti fiamminghi che arrivano in città, si trovarono a fare i conti con un mercato che non era pronto e non presentava le condizioni adatte per poter accogliere la loro domanda di beni artistici. La vita degli artisti olandesi, così come la loro produzione, è diversa da quella degli artisti di Anversa ed è disciplinata da una serie di regolamenti, relativamente uniformi, che nascono sotto l’auspicio della Gilda di San Luca, di cui parlavo prima, presente in ogni città della provincia olandese. Secondo i regolamenti corporativi, le botteghe erano, o meglio, dovevano rappresentare, l’unico luogo in cui era possibile effettuare l’acquisto di quadri. Il mercato cambia completamente. L’opera d’arte, sotto assoluto controllo della Gilda, e in questo caso specifico i dipinti, viene considerata come un “bene di scambio. Un “bene di lusso”, se prodotta da artisti molto rinomati, ma comunque “bene di consumo” se la sua funzione è identificata in puro oggetto decorativo. Nelle botteghe vengono vendute, oltre che le opere prodotte direttamente dal pittore e da i suoi allievi, anche opere eseguite da altri maestri o da altre botteghe, ma anche opere che provengono da un mercato di seconda mano. La vera novità consiste nel fatto che la domanda di opere d’arte si diffonda all’interno dei vari strati sociali. Ci si rivolge ad un pubblico composto non più soltanto da una élite, ma anche dalle altre classi sociali più modeste. C’è abbondanza di pitture che costano poco. Anche piccoli proprietari agricoli possono investire in questi beni con un po’ di soldi. Le loro case sono piene di dipinti che spesso vengono venduti alle fiere con cospicui guadagni. Si tratta di un mercato molto particolare dato che le pratiche di scambio di opere d’arte si confrontano con le pratiche commerciali di un qualsiasi mercato.
Il mercato artistico crescendo notevolmente, a questo punto sfugge al controllo della Gilda e la figura dell’artista imprenditore viene ad affermarsi con il suo operato all’interno dell’inedito scenario artistico olandese. La storia evolverà ovviamente fino ad arrivare ai nostri giorni, ma questa è un’altra storia.