LA LAMPADINA/POESIA – Dalle pagine al cuore: Fermoimmagine

Commento di Elvira Coppola Amabile
Leggere poesie.
Sospendere i pensieri
Respirare appena
Spiare l’anima
Decifrarla e poi…

Simonetta dedica a figli e nipoti questi scritti perché imparino a guardare con l’anima. Ma poi leggendo scopri che ha loro regalato l’anima delle cose lasciandovela fluire come vino nell’acqua.
E questo é l’approccio al filo d’inchiostro incantato. Il filo fatato di chi scrive poesie. Ti avvince ogni volta che leggi.
Queste in particolare.
Un filo come quello rubato al mito di Arianna.
Non ti prende la mano ma il cuore tuo malgrado e ti conduce. Sei affabulato e per un pó ti senti come un intruso. Ti sembra di profanare spazi segreti. Finché da profanatore diventi un ladro. Ti appropri delle parole della loro magia del suono invisibile che dipinge silenziosamente le sorgenti e i sospiri delle cose.
Così i ricordi si affollano riappaiono e sbiadiscono lasciando scie indelebili.
Rammento sempre una delicata battuta del film Il postino di Massimo Troisi.
«Le poesie non sono di chi le scrive» dice a Neruda che ne rivendica la proprietà.
«Le poesie appartengono a chi servono».
Ecco così teneramente espresso il candore e l’innocenza di chi legge, di chi si appropria di versi altrui.
Qualcuno ti regala un libro di poesie, le sue, quelle scritte solo per se e forse timidamente per qualcun altro che distrattamente non le raccoglie. Come rinunciando al profumo di una violetta nascosta nel fogliame.
In quel gesto, in quel dono una richiesta d’intimità che sublima in amore. Una forma speciale d’amore.
Un affidarsi al sentire d’un altro.
Che dono meraviglioso!
La felicità d’averlo meritato ripaga silenzi di spazi ignoti e sconosciuti.
Simonetta confida lieve e semplice a pagine candide parole parole parole fatte di rugiada silente. La prosa viene sedotta dalla poesia come un’amante a cui non si sa negare nulla.
Mondi soffusi di limpidezza e pregni d’attenzione si dischiudono.
Squarci di sensazioni compaiono e scompaiono per trasformarsi incessantemente mentre si dispiegano fuggendo lontano.
Paesaggi stagioni caldo fresco dipingono arcobaleni.
Ponza come una vergine violentata mai violata. Isola assolata d’antico esausto.
Il mare il grande contenitore.
Il mare la grande culla.
Il mare dove tutto ha origine e tutto ha fine.
Mare amare amaro.
Un mare di mani.
Le mani espressioni inconsapevoli di verità.
Mani da decifrare. Mani di pace. Mani di amore e guerra. Mani come volti che sorridono piangono puniscono supplicano. Mani.
I personaggi evocati sono meteore che lasciano impronte.
Augusto Nicola Silverio Carlo
Sconosciuti alcuni e amati altri.
Diamanti su un selciato in un mondo che non si chiude mai.
Il mondo è attesa.
Leggendo gli scritti di Simonetta Pacini Verga senti come un rimpianto che siano restati riservati solo ad un privato racchiuso in una stretta cerchia di lettori.
Li vorresti decantati diffusi declamati.
Poi ne apprezzi la preziosità resa più rara dalla riservatezza.
Ho avuto questo dono “fermoimmagine”.
Ho cercato di comunicare la mia percezione dall’ombra.

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