GENETICA – Quanto Neanderthal sei?

Qualche giorno fa mi sono imbattuto nell’articolo di un sito il quale promuoveva un test per individuare quanto dell’uomo di Neanderthal ci fosse nel nostro DNA.
Sono rimasto sorpreso e incuriosito.  Per quanto ne sapessi, noi apparteniamo alla specie di homo sapiens, specie  che ha soppiantato quella di homo neanderthalensis. Tra le due pensavo non ci fosse  stata mescolanza poiché la progenie dell’incrocio come quella del mulo derivante dall’incrocio dell’asina con il cavallo era sterile ma una avesse sostituito  l’altra, in un modo peraltro misterioso.
Ho fatto una ricerca. Ho scoperto che le mie conoscenze (che poi coincidono più o meno con quelle di patrimonio comune) avevano necessità di una profonda revisione.
La prima scoperta è che l’analisi del DNA rivela delle tracce di Homo neandertalhensis in tutti i sapiens! La percentuale è stimata essere compresa entro il 4 e l’8%. Dunque tra le due specie c’è stata “ibridazione”: in ciascuno di noi Sapiens c’è un po’ di Neanderthal! (Non ci dobbiamo spaventare per questo: la nozione di “uomo delle caverne” o di “troglodita” che associamo ai Neanderthal è del tutto falsa: i Neanderthal avevano sviluppato una civiltà non indifferente, basti pensare che già seppellivano i morti – indicazione di una credenza in una qualche forma di vita ultraterrena – e  molto prima dell’arrivo dei sapiens  avevano fatto dipinti  nelle grotte.
La seconda scoperta è che le specie umane che hanno convissuto sulla Terra non sono state due – Sapiens e Neandhertalensis – ma tre!  Accanto alle prime due ce ne è stata una terza l’homo Desinova, cosiddetto dai resti – un dito femminile – ritrovati nel 2010 in una grotta in Siberia e identificata attraverso lo studio del  DNA mitocondriale (quello che si eredita dalla madre). Ricerche successive hanno dimostrato che l’homo Desinova, anche esso, come tale, ormai estinto, si è diffuso in Asia e nell’emisfero orientale. Tracce del DNA di questa specie sono presenti soprattutto nei melanesiani e nelle popolazioni aborigene australiane.
È spuntata poi fuori una quarta specie “non identificata”. È risultato, infatti, che alcune popolazioni umane moderne dell’Africa Occidentale ospitano nel proprio DNA tracce genetiche non riconducibili né a Sapiens né a Neanderthal né a Denisova. Di questa “specie fantasma” non si sono trovati ancora resti fossili (o quanto meno non sono stati identificati come tali). L’origine di questa specie “fantasma” – stimata essere avvenuta oltre un milione di anni fa -sarebbe anteriore alla tripartizione Neanderthal, Denisova, Sapiens.  La popolazione di questa specie si sarebbe poi incrociata con quelle più “moderne” in un periodo più recente, stimato tra 50.000 e 125.000 anni fa.
Di scoperta in scoperta c’è chi parla oggi di addirittura nove specie diverse: accanto alle precedenti si deve considerare anche un “homo naledi” che avrebbe abitato in sud Africa, un homo luzonensis nelle Filippine, un homo florensis in Indonesia, una popolazione “Red Deere Cave” in Cina. Si presume che con il diffondersi degli studi genetici sulle popolazioni verrà  scoperta la esistenza di ancora altre “specie”. (Questi studi genetici sono motivati  dalla ricerca della motivazione della presenza di patologie particolari in certe regioni particolari).
Una cosa, in ogni caso, è certa : tutte queste specie diverse si sono estinte intorno a diecimila anni fa. Oggi il pianeta è abitato solo da individui della specie “homo sapiens” aventi nel proprio DNA percentuali diverse delle altre specie.
Inevitabile domandarsi, come questo sia potuto accadere. La scomparsa di tutte queste specie rassomiglia a una estinzione di massa ma non ci sono evidenze di catastrofi ambientali (eruzioni vulcaniche, cambiamenti climatici, impatti di asteroidi) come quelle che sono state ipotizzate per la scomparsa dei dinosauri o dei mammuth che l’abbiano provocata.
E allora?  Cosa dobbiamo pensare sia accaduto? Un indizio lo possiamo ricavare dalla storia moderna.
Quanti esempi più o meno recenti abbiamo di “pulizia etnica” messi in atto o ricercati con maggiore o minore “successo”? Popolazioni sradicate dai loro territori o massacrate: gli ebrei in Germania, gli amerindi in  America, gli aborigeni australiani, gli armeni in Turchia,  gli uiguri in Cina, i Tutsi in Ruanda etc. solo per citarne alcuni. Pare proprio che il “genocidio” sia un metodo ancora abbastanza “comune” di operare! Come pensare che l’Homo sapiens di un tempo sia stato  meno violento e meno intollerante? (Come d’altronde anche le altre specie. Cerchiamo di non cadere in quelle deformazioni che si stanno manifestando di questi tempi soprattutto negli Usa dove si indicano  genericamente i “bianchi” come responsabili di tutti i “razzismi”, “maschilismi” e  altre nefandezze varie). Cosa ci fa pensare che il sapiens antico abbia potuto essere diverso? D’altro canto la bellicosità dei nostri antenati è confermata dai ritrovamenti di scheletri di uomini che presentano tracce di violenze subite.
La sostituzione delle popolazioni neanderthalensi, denisovane e altre e non è avvenuta nell’arco di una sola o di poche generazioni ma ha richiesto migliaia di anni. Alla fine l’homo sapiens ha prevalso. Per la migliore intelligenza e organizzazione o per il migliore armamento o perché più numeroso o perché più violento? Non è dato saperlo. In questo lungo periodo di coabitazione ci sono stati comunque degli incroci fertili.
Per concludere osservo che un sempre maggior numero di persone è interessato a conoscere qualcosa delle proprie origini e ricorre alla analisi del DNA, pratica che si va diffondendo con la riduzione del costo giunto ormai a livelli più che ragionevoli (si possono fare con circa 90 €). In verità la cosa riveste un certo fascino!

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Alex di Bagno
9 Aprile 2021 18:21

Molto, molto interessante, grazie mille. La Storia va studiata, non cancellata solo per farsi belli sfoggiando questa nuova moda della “political correctness”. Possiamo imparare tantissimo dalle buone e cattive cose fatte dai nostri antenati ed è un nostro dovere studiarle ed insegnarle.
Grazie ancora,
Alex

Elvira
9 Aprile 2021 5:51

Il dna ci rivela un’immensità di misteri sconosciuti sulle nostre origini. Frattanto ho avuto modo di visitare a Bolzano l’uomo di Similao. Un museo straordinario molto ben organizzato dove ne sono esposti i resti. Consiglio vivamente di visitarlo! Merita il viaggio!

6 Aprile 2021 19:33

Caro Beppe,
due piccole precisazioni: i geni Neandertal non sono presenti nelle popolazioni africane;
è forse un errore di battitura che per due volte fa apparire il nome Denisovani come “Desinovani”.
Ho molto apprezzato il tuo articolo: sono fissato con la paleoantropologia.
Seguita a scrivere sul soggetto: vedrai che ci sono scoperte e ripensamenti quasi quotidianamente.
A presto.
Fabrizio