ARTE – Icilio Federico Joni, il principe dei falsari

Nel 1997 il direttore del Metropolitan di New York fa una dichiarazione sorprendente! Il quaranta per cento dei dipinti in questo museo sono falsi.
È mai possibile che un museo di questa importanza sia stato preda dei falsari e dei loro complici, critici d’arte senza scrupoli attratti dal grande flusso di denaro che inonda il mercato dell’arte. Sicuramente ora con le nuove tecniche di indagine scientifiche questa percentuale non è più valida. La verità è che molti musei stranieri, di fondazione recente, con l’intenzione di crearsi rapidamente una ricca collezione, sono stati spesso preda dei grandi ingannatori: i falsari di opere d’arte e i loro accoliti. Personaggi che, con estrema destrezza, hanno riempito i musei e le collezioni di tutto il mondo di opere non autentiche e sono riusciti a convincere del contrario persino gli esperti più noti.
Per realizzare “quadri antichi” si riappropriavano delle tecniche degli antichi maestri. Dante li chiama falsadori, accomunando sotto la stessa denominazione gli alchimisti, gli autori di sostituzioni personali, i monetieri, i calunniatori-impostori.
La recente storia ne è piena. Il pubblico rimane affascinato da questi loschi personaggi, spesso motivati da un desiderio di rivalsa nei confronti di un establishment incapace di riconoscere il loro talento. Sono “dotati di un fascino oscuro, consumati dalla hybris di riscrivere la storia, i falsari creano inganni perfetti per dimostrare di essere geniali”. Rimangono comunque una categoria ai margini del mondo dell’arte suscitando da sempre indignazione ma anche curiosità e persino ammirazione. Sono personaggi astuti, eccentrici e pieni di fascino, colpevoli di un crimine considerato spesso innocuo visto che mietono vittime tra ricchissimi collezionisti e istituzioni senza volto. Ma stiamo comunque parlando di truffatori che danneggiano il mondo dell’arte, non di simpatici Robin Hood.
Uno dei personaggi che fa parte dei magnifici dieci migliori falsadori di tutti i tempi era italiano, nato nel 1866 a Siena. Abbandonato alla nascita, aveva fatto del raggiro un’arte assoluta, tanto che sarà chiamato “il principe dei falsari”. Raggiunge quasi la perfezione. Icilio Federico Joni, lavora da ragazzo in bottega come doratore, restauratore e matura presto una grande predisposizione per l’arte. Cresce circondato dai gioielli del tardo gotico e del primo Rinascimento italiano. Tutta la seconda metà dell’Ottocento è attraversata da un’ondata di forte interesse per il Medioevo. Firenze e Siena sono divenute le capitali mondiali del commercio di opere legate a quel periodo, per rispondere al forte interesse dei collezionisti spesso anglosassoni. Era il momento dei “Primitivi Senesi” e i falsari seguivano la corrente. La domanda era tanta per giustificare una così intensa produzione di opere contraffatte e l’artigianato locale in grado rispondere con un’offerta soddisfacente.
Ad Icilio Federico Joni va riconosciuta una grande capacità artistica. Una sua dote principale era di reinventare composizioni, invecchiare i pigmenti, gli ori e gli stucchi, di tarlare il legno. Era un vero ricercatore. Si immedesimava perfettamente nello stile e nella tecnica degli artisti del passato. Del Ghirlandaio, il nostro falsario era un autentico specialista.
Un suo capolavoro è stato di riuscire ad ingannare persino il grande Berenson il quale scoperto l’inganno acquistava lo stesso le opere del falsario che prendevano la strada dell’Inghilterra e degli Stati Uniti dove venivano vendute da lui come opere autentiche. Dotato di grande ironia, Joni firmava discretamente i suoi falsi con una piccola e misteriosa scritta: “Paicap” che si scopre poi voler dire in modo del tutto irriverente “Per andare in culo al prossimo”. Una discreta presa in giro.
Come suo lascito al mondo dell’arte, nel 1932 pubblica un’autobiografia intitolata “Le memorie di un pittore di quadri antichi” in cui svela senza troppo pudore l’inganno della sua produzione. I mercanti, grazie anche all’aiuto di storici dell’arte, facevano passare per autentiche, opere che in realtà erano pure contraffazioni. Che dire? Un grande talento, che deride quelli che inganna e visto che sono determinati a sottrarre all’Italia i suoi bei capolavori, li beffeggia facendosi parte del grande inganno. Un piccolo aneddoto che ci proietta nel passato. Il Cardinale Riario acquista a caro prezzo un Cupido Dormiente venduto come reperto archeologico originale greco-romano. Scopre tempo dopo che la statua era stata scolpita da un giovane scultore di nome Michelangelo Buonarroti, invecchiata ad arte ed immessa sul mercato, probabilmente a insaputa dell’artista, per essere poi acquistata dal prelato. Riario, indispettito della diffusione della notizia della truffa a suo danno, desidera conoscere l’autore dello splendido Cupido e per tali ragioni invita lo scultore a Roma. Così il giovane artista arriva in città e da lì comincia la sua grande avventura. Un inganno che gli valse grande fortuna!

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2 Commenti
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6 Ottobre 2021 15:08

Oltre a Carlo, ringrazio anche Marguerite per il suo pezzo sullo Joni che a un senese come me non rappresenta una novità, ma la cui storia è invece sconosciuta al grande pubblico. Aggiungo soltanto che oggi è difficile trovare un falso dello Joni, che non è il solo falsario di successo a Siena, è solo il più famoso, e se lo si trova costa diversi soldoni.
Cari saluti a tutti Marcello

Marguerite de Merode
Reply to  Marcello Griccioli
6 Ottobre 2021 20:05

Ciao Marcello. Sono felice di aver ricordato il senese Joni. A te certo sarà noto, ma per tanti sarà, spero, una novità di cui ho svelato il talento “parallelo”!