ABBIAMO OSPITI/CULTURA – Grazie, preferisco Don Chisciotte

Articolo di Marco Patriarca, Autore Ospite de La Lampadina

Nell’estate del 1843 nella casa di campagna di Bourcival vicino a Parigi lo storico Louis Viardot e sua moglie Pauline, la più celebre cantante lirica di Francia, avevano in casa alcuni dei loro amici abituali: gli scrittori Ivan Turgenev, grande amore di Pauline, e Ivan Goncharov, oltre al collega di Louis, il noto critico letterario russo Vissarion Belinsky con la moglie Lara. Mentre, seduti nella veranda commentavano la bellezza del bosco profumato dalle grandi siepi di bosso tutto intorno alla casa, entrò George Sand, grande amica di Pauline, con un ampio cappello di feltro leggero color tortora.
Che altro discutere fra quei personaggi se non di letteratura.
La giovane e bella Lara Belinsky infatti, rivolta a George Sand, si stava avventurando in un’ardita distinzione psicologica fra la tragedia esistenziale di Anna Karenina e quella di Emma Bovary, le eroine più discusse di quegli anni. Intanto Louis Viardot, da storico, esaltava il genio di tutti quegli scrittori che hanno creato personaggi immortali: come, per esempio Daniel Defoe con il suo Robinson Crosué, moderno, razionale e creativo che, come affermava con arguzia, avrebbe potuto far partire un Paul Gauguin per Tahiti come condurre un Andrew Carnegie alle acciaierie; intanto fissava Goncharov di cui aveva appena letto il tristissimo personaggio di Oblomov. Poi citò Julien Sorel nel Rosso e Nero di Stendhal e persino le ironie geniali dell’immortale Pinocchio di Collodi.
Allora Belinsky, nel suo ruolo di critico, decise di introdurre quello che riteneva un piatto forte per quella conversazione: Amleto.
“Shakespeare- iniziò Belensky – con tono perentorio – con il grande Amleto ha anticipato di secoli il vero carattere dell’uomo moderno: complesso, contraddittorio, sofferente, perennemente confuso, e forse romantico, fra il suo sogno tradito e, come noi tutti, ossessionato da una incessante ricerca di se stesso e del significato della propria vita”. Belensky aveva tutta l’aria di continuare a delineare tutte le implicazioni sociali, politiche e religiose della figura umana e sconvolgente, ma allo stesso tempo affascinante, di Amleto quando Turgenev improvvisamente osò interromperlo con un leggero gesto della mano che lasciò tutti sorpresi.
Silenzio. Poi Turgenev pronunciando le parole con studiata calma, si versò un bicchierino di sherry e diede inizio al seguente memorabile discorso. “No, caro Vissarion – disse – apprezzo le sue parole ma debbo dirle che per nessun personaggio della letteratura mondiale ho ancora oggi l’antipatia che da sempre nutro per Amleto. Amleto è un totale egoista che non sa chi sia né cosa voglia, la sua vita è senza scopo, a parte quello violento della vendetta; è un fallito che ama la vita ma senza viverla solo perché la natura è più forte de del suo pensiero totalmente astratto. Tratta con sgarbo e perde l’amore della sua adorante e bella Ofelia che pure dice di amare preoccupato solo di se stesso e odia quasi tutti mentre scava dentro di se al punto che, in un famoso monologo, Shakespeare ci fa adombrare il suo suicidio; per il quale però non ha coraggio.
No amici, fra gli eroi letterari io apprezzo sempre quelli che soffrono; ma che soffrono per una causa.
Il mio modello non è Amleto. Il mio interesse è tutto per Don Chisciotte che ho amato fin dall’adolescenza. Don Chisciotte è generoso, vive fuori da sé per gli altri e combatte le forze nemiche dell’uomo: i giganti, i maghi i malvagi; il suo cuore è umile, la sua anima è grande ed eroica il suo pensiero è semplice e puro, la sua fede è incrollabile e non dubita mai della sua missione mentre la sua volontà si conforma sempre al suo pensiero. Venera una meravigliosa creatura immaginaria, Dulcinea, che sogna e con cui discorre, che lo incoraggia nella sua lotta che ritiene non solo nobile ma addirittura indispensabile e a lei dedica le sue sempre più adite imprese cavalleresche. Amleto è uno scettico, pensa troppo e, come aveva scritto Shakespeare, “il suo pensiero paralizza la sua volontà di cui diviene un pallido riflesso.” Non guarda fuori da sé, sa poco del mondo in cui vive e alla fine è anche un po’ stupido.
Il mondo – proseguiva Turgenev – è pieno di Amleti, pensosi, cupi, in cerca di cose che la loro coscienza non può contenere e il loro cervello non percepisce e quasi tutti si riducono all’immobilismo e divengono inutili per se stessi e per gli altri. Molto meglio- quel mezzo matto di Don Chisciotte, un altruista integrale- che vuole salvare il mondo intero e insegue orizzonti lontani lottando per l’umanità per scopi alti e nobili; anche se quegli orizzonti non esistono.- Come Amleto anche lui. è inutile alla società ed è anche lui alla fine un perdente come lo sono tutti coloro che lottano contro il male universale.
Eppure, amici, guardate in giro: i Don Chisciotte sono milioni e, tutti volenterosi; non possono non coinvolgersi nel dramma dell’esistenza umana di questo mondo, lottano contro tutto ciò che toglie agli uomini la libertà e la dignità; per cui devono assolutamente affrontare la realtà, rischiare e mettersi in gioco anche sfidando il ridicolo, l’isolamento e la repressione, pur di continuare a inseguire invisibili orizzonti e lottare contro nemici immaginari. Basterebbe a chiunque un’armatura e una lancia arrugginita e uno sfiancato Rozinante, cioè la dotazione di cui tutti potrebbero disporre e tutti dovremmo dar loro una mano e aiutarli in quel duro lavoro per un mondo migliore.
D’altronde amici, -concludeva Turgenev- è successo spesso nella storia che l’umanità, grazie a pochi visionari che da soli hanno abbattuto migliaia di mulini a vento, fatto fuori non pochi draghi anche coprendosi di insulti e di ridicolo abbiano avuto la meglio sul pessimismo degli Amleti, e alla fine, è anche grazie a loro che si sono realizzate cose che solo pochi eroi mezzo- matti i erano stati i soli a intravedere all’orizzonte.
“Fantastico Ivan – lo interruppe entusiasta Belinsky, potreste venire con me la settimana prossima alla conferenza nazionale dell’Ecole Militaire; lì sì che potreste farvi valere con il vostro Don Chisciotte e ne potremmo sentire delle belle!”
Intanto George Sand sorrideva divertita dalla scenetta di Don Chisciotte a l’Ecole Militaire.
“Vi ho ascoltato tutti cari amici – disse la Sand ironica- guardate che i personaggi letterari di successo che conosciamo sono sempre tutti di maniera e sono costruiti con puntigliosa attenzione dai loro autori per essere sempre fedeli a se stessi senza mai tradire l’immagine che il lettore deve assolutamente farsi di loro. Per mio conto ai Julien Sorel e agli Amleti e agli Oblomov preferisco le terrestri banalità di uno dei contadini russi piccoli proprietari cacciatori nelle loro isbe essenziali, rustici buontemponi, spesso ubriaconi così come con tale poetica umanità l’ha raccontati il nostro cacciatore vagabondo Ivan Turgenev, tutti pieni di sfaccettature e dotati di una coloritura colloquiale e uno spirito ben più accattivante dei nostri eleganti esercizi letterari. In quanto a Amleto e Don Chisciotte volete sapere la verità? il loro mondo non è quello nostro, e non lo è di nessuno: non dobbiamo prenderci in giro identificandoci come Amleto oppure Don Chisciotte; il problema dell’umanità è assai più grave e maledettamente serio, per non dire tragico, è che siamo senza scampo tutti sia Amleto che Don Chisciotte.

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Marco Travia
5 Settembre 2022 18:26

E’ vero siamo entrambi, perchè in quel periodo, sia per Shakespeare sia per Cervantes il problema era nel rapporto con la spiritualità. quello che viene definito il rapporto anima-personalità. lo affrontano da due punti di vista diversi, ma il tema è grosso modo lo stesso. Perciò è vero che si tratta di personaggi non reali, ma perchè entrambi rappresentano l’esasperazione di questo rapporto interiore tra la mente concreta, piena di dubbi, incertezze e illusioni e la spiritualità, invece lucida, coerente e inclusiva. il ‘600 è stato l’ultimo periodo in cui la ricerca della spiritualità era così forte, anche in architettura. poi con l’Illuminismo la concretezza ha preso il sopravvento, fino al materialismo.
E’ soltanto adesso che a furia di cercare la materia, gli scienziati non riescono nemmeno più a trovarla e continuano a “imbattersi” nelle più disparate espressioni dell’energia. E tra energia e spiritualità, il passo sarebbe breve…