ATTUALITÀ – L’ultima fatica di Enzo Carra. L’Ultima repubblica

Articolo di Elvira Coppola Amabile, Autore ospite de La Lampadina e “penna storica” di Marevivo

Enzo Carra il 2 febbraio ci lascia. Chiude gli occhi per sempre. Eccoci sorpresi addolorati orfani. Al di là della partecipazione umana al lutto, restiamo come sospesi e curiosi di apprendere le verità da lui custodite e ancora appannate, dell’angoscioso periodo definito “tangentopoli”.
Il suo ultimo libro le annunciava. Aspettavamo di apprenderle e di discuterne con lui. Un appuntamento con la Storia. Un’eredità preziosa. L’ha scritta inconsapevole che lo sarebbe diventata.
O forse proprio perchè si sentiva vicino alla fine.

I fatti di quei giorni.
La percezione dello tsunami in arrivo non subito percepita.
Il potere giudiziario divenuto “custode e garante” dell’avvio (si sperava) di una buona stagione.
Le colpe emerse.
Le esagerazioni applaudite come rivendicazioni dei torti subiti dal popolo.
La dignità umana spesso ignorata.
I suicidi…

Il 3 febbraio è uscito “L’Ultima repubblica” il libro dove spassionatamente vengono riferiti fatti e situazioni con una chiarezza mai raggiunta prima.
Che rincrescimento che Enzo non l’abbia visto pubblicato!
Divenne un’icona la foto di lui esibito con gli schiavettoni.
Uno scandalo che fece il giro del mondo.
E segnò l’inizio del disgregamento del giustizialismo che aveva ispirato e esaltato il pool di mani pulite.

Tutto nasce con l’incontro con Gherardo Colombo. Pochi mesi fa in un convegno.
L’avvicinamento.
La decisione di riparlarne.
Un’amicizia che si delinea particolare, intensa.
Il coraggio di confrontarsi.
Le premesse di un libro documento.
Entrambi commentano.
Commentano la crisi nella quale si dibattono oggi politica giustizia ordine giudiziario.
Analizzano il crollo del sistema dei partiti che avevano scritto la Costituzione della Repubblica.
Si alternano i pensieri di due vecchi (quasi) saggi che condividano molti dubbi e qualche certezza.
E pensano con Montaigne che “Sono pochi e mal rappresentati coloro che fanno funzionare la giustizia e che chi delinque non vuole che la giustizia funzioni”.
Infine Colombo azzarda un “vaticinio”.
“Tutto dipende da noi, dipende da chi verrà dopo di noi”.
Un libro da meditare.
Una riflessione che ci coinvolge come un esame di coscienza profondo a cui nessuno può sottrarsi.

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