ABBIAMO OSPITI/ROMA – La Madonnina e la scimmia

Articolo di Elvira Amabile Coppola

Le passeggiate romane continuano. Sempre trovo spunti curiosi in giro per questa vecchia città bambina.
Questa volta sono restata affascinata da una storia gentile dove il carattere dissacrante dei romani e lo spirito canzonatorio si trasformano in una devozione che sfiora la superstizione.
Vicino Piazza Navona c ‘è una torre medioevale.
S’intravede la sagoma d’una scimmietta dietro i vetri d’una finestra. Sulla cima della torre c’è un lampioncino che illumina una bella statua della Madonna in marmo bianco appoggiata su una falce di luna con le punte all’insù e circondata da otto punte stellate fiammeggianti, emblema della famiglia Scapucci.
Si racconta che la scimmia faccia la guardia alla Madonnina.
La curiosità si è accesa. Ho cominciato ad indagare. La torre è antichissima, risale addirittura al 1200.
A quel tempo apparteneva alla famiglia Frangipane. Difatti alcuni la chiamano torre Frangipane”.
Era poi passata ai Crescenzi, alla Confraternita del Confalone, Congregazione Carità, famiglia Scapucci. Siamo nel 500. Con i signori della torre viveva una scimmietta. Forse per una moda esotica, forse perché commerciavano con i paesi orientali, la scimmietta era libera di scorrazzare e rallegrare con qualche birichinata la quotidianità di questa famigliola -tipico delle scimmiette che si adattano a vivere in cattività relazionarsi in modo buffo con i padroni-. L’avevano chiamata Hylda.
La famiglia Scapucci era stata allietata da una nascita. Mentre il neonato stava nella sua culla con grande costernazione della mamma la scimmietta lo prende in braccio e scappa via arrampicandosi agilmente fino alla cima alla torre. Spavento disperazione urla della mamma e dei vicini!
Aumenta il terrore che la scimmia allarmata dalle grida lasci cadere il piccolino. Tutti angosciati.
Non sanno cosa fare. L’unica è pregare la Madonna.
E alla Madonna si affidano trepidando.
Il papà precipitatosi immediatamente pensa bene di fischiare come faceva di solito per richiamare la scimmietta. Fortunatamente la scimmia risponde al richiamo e riporta illeso il neonato.
Salvataggio miracoloso!
E il miracolo attribuito alla Madonnina!
Per ringraziare la Madonna gli Scapucci le fecero scolpire una bella statua di marmo pregiato illuminata da una lampada e stabilirono che restasse sempre accesa Nel contratto di compravendita fecero stilare una clausola che obbligava tutti i proprietari che si sarebbero succeduti anche in avvenire a non lasciare mai spegnere la lampada, pena la perdita del possesso della torre.
Dagli Scapucci furono effettuati restauri e rimaneggiamenti come i marcapiani di travertino e la corona di beccatelli che rifinisce la parte finale. Nonché la cura della statua.
Storia e leggenda vedono versioni varie dell’accaduto, come spesso su episodi tramandati di bocca in bocca.
Non so se la condizione di perdita del possesso sia ancora valida fatto sta che la Madonnina con la sua lampada illuminata sta sempre li. Per devozione o scaramanzia qualcuno fa attenzione a non farla spegnere.
Tra via dei Pianellari e via dell’Orso dove s’incrocia via dei Portoghesi alzando lo sguardo sulla torre si vede la finestra con la sagoma della scimmietta e la Madonnina su su in cima.
Si proteggono? Ci proteggono? Mi piace pensarlo.
Questa delicata leggenda romana nell’Ottocento impressionò uno scrittore americano Nathaniel Hawthorne, l’autore de “La lettera Scarlatta”, che la descrisse nel romanzo “II fauno di marmo”.
Anche Giggi Zannazzo studioso di tradizioni e costumi popolari dell’’800 raccontò questa storiella in dialetto romanesco.
AI museo di Roma in Trastevere, della serie Roma sparita, c’è un garbato acquarello di Ettore Franz Roesler raffigurante lo scorcio con la torre.
Nell’800 la leggenda della torre aveva evidentemente colpito diversi artisti e difatti la troviamo nelle loro opere.

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