SCIENZA: Star Trek e il teletrasporto

Star Trek. L’Enterprise. Il Capitano Kirk. Il Signor Spock, il vulcaniano delle orecchie appuntite, il Dottor McCoy…Credo che tutti noi abbiamo visto almeno un episodio di questa sagra di fantascienza, nata come serial televisivo nel 1966(!) e oggetto di ben 11 pellicole cinematografiche (e di una dodicesima in programma per l’anno prossimo).

Una scena tipica presente in quasi tutti gli episodi è il “teletrasporto”: gli eroi entrano in una specie di cabina di ascensore, e, avviato il dispositivo di teletrasporto si “smaterializzano” per “ricomparire” in altro luogo le cui coordinate vengono impostate sul dispositivo. Il “teletrasporto” permette di risolvere situazioni intricatissime.

Fantascienza!

Fantascienza? Un piccolo passo in questa direzione lo si è fatto in questi giorni. Ce ne dà notizia il Sole-24 ore. Non si tratta ancora di “teletrasportare” esseri umani ma solo di trasferire “informazioni”.

La cosa che non cessa comunque di rimanere stupefacente si basa sulle proprietà della meccanica quantistica, la fisica che rivela il comportamento delle particelle subatomiche.

A livello subatomico, le particelle che prendono il nome di “fotoni” possono essere, a due a due, tra loro “entangled”. (Normalmente questo termine, inglese naturalmente, non viene tradotto ma se lo fosse ci aiuterebbe a capire –  capire? Parola grossa; sarebbe più appropriato dire “avere una vaga idea” – del significato di questa proprietà. Entangled vuol dire “intrecciato”). La caratteristica di due particelle “entangled” è che se si cambia una proprietà (ad esempio lo “spin” o la “polarizzazione”) di una particella, anche la stessa proprietà di quella “entangled”  cambia e questo istantaneamente e anche se le due particelle sono distanti tra di loro centinaia di chilometri. (Non chiedetevi: perché? E’ così e basta. Già è molto l’averlo scoperto).

Ora l’informazione che si vuole trasmettere viene codificata in uno “stato quantico”: se lo si modifica in un fotone lo si può misurare nell’altro con lui entangled (intrecciato) a centinaia di chilometri di distanza.

Facile comprendere come sviluppando questo sistema si possano trasferire volumi enormi di informazioni (i fotoni sono particelle “sub-atomiche”!) in modo istantaneo e senza necessità di ricorrere a sistemi di criptaggio

Il Sole-24 ore ci dà notizia che un gruppo di scienziati austriaci tedeschi e canadesi ha trasmesso lo stato quantistico di due fotoni tra Tenerife e La Palma, due isole delle Canarie, a 143 Km di distanza – distanza sufficiente a collegare il pianeta Terra con un satellite di telecomunicazioni.

Sapete qual è il paese più avanzato nella ricerca del teletrasporto delle informazioni? Non gli USA ma …la Cina! (Ahi, Ahi, Ahi per il predominio tecnologico del mondo occidentale).

La Reale Accademia di Svezia, nel conferire il premio Nobel al francese Serge Haroche e all’americano David Wineland per le loro ricerche in questo settore della fisica, ha affermato che le potenzialità di calcolo di un computer quantistico “potrebbero rivoluzionare questo secolo, come il computer tradizionale ha rivoluzionato quello scorso.”

Chi vivrà, vedrà!

Post Scriptum: il fenomeno di “entanglement” sul quale si basano questi esperimenti è particolarmente intrigante. C’è tutto un filone di studi neurologici – la “neurodinamica quantistica” – che vorrebbe collegare il funzionamento del cervello umano e finanche la “coscienza” a meccanismi di questo tipo.

E che dire della “telepatia”? E di quelle esperienze (che certamente abbiamo fatto anche noi) di uno stesso pensiero che attraversa contemporaneamente la nostra mente e quella di un’altra persona alla quale siamo collegati da comunanza di vita o affinità di altro genere? Non avranno a che fare anche loro con lo “entanglement” (l’intreccio)?

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