ABBIAMO OSPITI/MUSICA – I Freedom Riders

Articolo di Carlo Faberi, Autore Ospite de La Lampadina

Avevo compiuto un anno, in quel lontano 1961, eppure, accendendo la televisione in questi giorni, mi è sembrato che negli Stati Uniti, ed in molte altre parti del mondo, questi sessanta anni non siano mai trascorsi.
I Freedom Riders, erano gruppi di persone qualunque, di colore, che in corriera cercavano di arrivare a Washington per protestare pacificamente e reclamare che i propri diritti, cominciassero ad essere equiparati a quelli dei bianchi.
Molto spesso non ci riuscivano, venivano fermati prima, percossi, assaliti ed i loro autobus bruciati.
“Freedom Riders”, era una magnifica canzone scritta da Stevie Winwood e Jim Capaldi del gruppo Traffic, ed è solo uno dei riferimenti di cui parlerò in questo articolo.
Non sarebbe possibile cavalcare questo periodo e raccontare attraverso il tempo, ed in queste poche righe, tutti i cantanti che hanno scritto canzoni di protesta politica, quindi mi soffermerò solo su alcuni di loro, concentrati in un periodo che sarebbe stato l’inizio di quei movimenti studenteschi, che avrebbero dato vita al ‘68.
Sin dai tempi degli schiavi (1780), il lavoro dei campi di cotone in Virginia, era accompagnato da canzoni ritmate trasformatasi poi, molti anni dopo, nella musica cosiddetta “Black”.
L’evoluzione è stata molto lunga, con stili e suoni che lentamente dagli Spirituals, si sono avvicinati a quella che è diventata poi la musica Swing, Jazz Rhythm & Blues, Soul, Funk.
Ma questa è una storia troppo lunga da scrivere, magari ci tornerò con altri articoli.
Uno dei primi cantanti di protesta è stato Robert Allen Zimmermann, in arte Bob Dylan. Assieme a Joan Baez, interprete del disagio della gran parte della popolazione. Ha partecipato cantando alla marcia su Washington di Martin Luther King. Boicottato e censurato da TV e media, ha proseguito coraggiosamente le sue ballate di protesta contro violenze e ingiustizie.
Ha scritto “The Ballad of Emmett Till” per commemorare un ragazzo nero quattordicenne, seviziato ed ucciso e, i cui assassini sono stati processati e assolti, nonostante la loro palese colpevolezza, da una giuria composta da 12 persone bianche.
Crosby, Still, Nash, ma su tutti Neil Young, sono stati  un gruppo di protesta soprattutto contro la Guerra in Vietnam. Il 4 Maggio 1970 nella Ken State University in Ohio, mentre gli studenti protestavano pacificamente contro l’invasione della Cambogia, la guardia Nazionale, presa dal panico sparò sulla folla uccidendo quattro studenti e ferendone nove. Tre giorni dopo Neil Young scrisse, a ricordo dei fatti, la canzone “Ohio“.
Neil Young in particolare, è stato sempre aspramente critico riguardo le distanze sociali e le differenze tra bianchi e neri. Nella sua splendida “Alabama” attacca questo Stato e ne canta l’arretratezza sudista e razzista.
Nella canzone “Cortez The Killer”, narra lo sterminio del popolo Maya perpetrato dallo stesso nel nel 1500.
Altro gruppo storico, da sempre attivo contro i pregiudizi razziali ed in particolar modo contro la guerra in Vietnam, sono stati i Creedence Clearwater Revival: puntavano il dito soprattutto sui bianchi “figli di papà “che per non saltare il college, riuscivano a non farsi spedire laggiù dove persero la vita centinaia di migliaia di giovani.
Su questo argomento hanno scritto la magnifica Fortunate Son”.
Ecco la breve traduzione di una parte della canzone:
Certa gente è nata per sventolare la bandiera
Oh, sono rossi, bianchi e blu
E quando la banda suona “Hail to the Chief” (*)
Puntano il cannone contro di te… oh mio dio!
Non io, non io, io non sono un figlio di un senatore, no
Non io, non io, io non sono un figlio di un senatore, no, Yeah

I fatti di pochi giorni fa, ci riportano in un attimo al 1992 quando un uomo di colore Rodney King venne selvaggiamente picchiato, nonostante fosse disarmato, da ben 12 poliziotti, ed il tutto in diretta TV (foto 5). Questo episodio fece scatenare la più grande rivolta da parte della popolazione nera dai tempi di Martin Luther King e, come nei giorni scorsi, la gravità degli eventi richiese l’intervento dell’esercito.
La musica dei rapper ( tra i più famosi il bianco Eminem con “Untouchable”) si scatenò per alimentare la protesta, ed anche moltissimi cantanti, di tutte le razze scrissero canzoni.
Tra questi gli Aerosmith, David Bowie, Bruce Springsteen, Billy Idol e Ben Harper con questa immensa, Welcome to the Cruel World”.
La musica, nella sua bellezza e nella sua durezza, è in grado di smuovere coscienze e far riflettere in profondità riguardo argomenti che a volte appaiono lontani da noi.
Chiudo questo breve articolo con una canzone di colui che a mio parere è uno dei maggiori esponenti di questo tipo di musica. Le sue canzoni sono poesie.
È italiano si chiama Ivano Fossati, un cantautore sempre in anticipo su tutti gli altri, per tempi, musica e argomenti.
La canzone con cui vi lascio parla da sola.
Mio fratello che guardi il mondo.

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Giovanni Loffredo
15 Luglio 2020 12:53

Bravo Carlo! Articolo bello e interessante!