COSTUME – Non tutto il male…

Non ci creiamo illusioni. Le nostre vite sono comunque un pò cambiate. Questa pandemia ci ha lasciato un’incertezza su tutto: lavoro, abitudini, vita sociale, futuro. Le vacanze, che ora per molti cominciano, sono cambiate: le difficoltà nel fare un breve viaggio all’estero ci hanno spinto, già dalla scorsa estate, a scelte nel territorio nazionale. Il turismo interno ci ha invitato ad approfondire luoghi di cui avevamo sentito ma che ancora non avevamo conosciuto. Boom di prenotazioni in luoghi di villeggiatura come non avveniva da tempo. Ci rivolgiamo ai B&B ma anche alle vecchie case di famiglia. Abbandonate da decenni, scavalcate da scelte più sofisticate, ora sono tornate alla ribalta. La vecchia casa che ci accoglieva per lunghi mesi da bambini e che poi diventava solo il porto base per vacanze più esotiche e lontane, torna ora ad occupare il suo posto. Tante tantissime case al mare, in campagna, ai monti hanno questo anno ripreso vita. Alcune in località alla moda, abbandonate solo per scelte più sofisticate e lontane quando vacanza è sinonimo di lontano mille miglia, altre più semplici, ignorate perché non sufficientemente a la page.
Si riaprono le vecchie case di villeggiatura  e riaffiorano i ricordi. Un’adolescenza lì trascorsa felice, ha lasciato alla casa un’aurea di gioia. Ci avviciniamo alla vecchia casa sorridendo. Qui i primi flirt, con enormi emozioni, le prime delusioni, le nottate in bianco con gli amici ospiti. Svegli solo per parlare senza fine.
Quelle feste che finivano presto ma che poi ricordavamo per tutta la notte. “Avrei potuto dire… avrei potuto fare“. Ci bastava uno sguardo per sognare. Per un gesto non si dormiva più. Si sognava di aver avuto un comportamento che invece la timidezza inesorabilmente bloccava.
Ma c’è poi un’altra categoria di case. Le case da cui sono pervenuti i nonni. In paesini piccoli, a volte, a dimensione umana, con la chiesa e il comune e il bar e la farmacia. Paesi che a malapena si riesce a localizzare. Paesi in cui però tuttora vivono anziani o giovani parenti dimenticati da chi “ha fatto carriera” e si è spostato nelle grandi città e che ha volutamente ignorato per tanto tempo le sue origini. Ma quest’anno no. In tanti si sono riaffacciati nei paesi di origine. Così vecchie mura abbandonate sono riscoperte. Si spalancano le persiane si dà aria e luce ad ambienti silenziosi da anni. Si riscoprono le radici e si ritrovano cugini ignorati, vecchi zii, nipoti di cui non si conosceva  l’esistenza.
I bambini di città sono stati afferrati in un gigantesco benvenuto che va dall’essere nutriti con tutte le vecchie ricette del paese, all’affondare in poderosi abbracci di persone finora sconosciute. Hanno scoperto la gioia di girare senza limiti in un posto in cui dal primo giorno tutti sapevano del loro arrivo. Possono gironzolare  tranquilli: il paese li protegge. ”Ma è il figlio della Lena che è andato a Torino”, “Ma è il nipote di Ezio”. Vengono rintracciate le somiglianze, riaffiorano i ricordi. Ai bambini viene raccontato quanto faceva il padre da piccolo e che razza di piccolo mascalzone fosse. E lo ricordano con affetto.
Si gira  per il paese ed ogni casa ha un ricordo, una foto un aneddoto. I bambini di città sono incantati. Non più strettamente accompagnati: non occorre. Il paese tutto è una gigantesca baby sitter che li sorveglia e li protegge. Escono dal portone e nell’attraversare il paese è tutto un saluto. Un invito a entrare a fare merenda. Si siedono a tavoli che ancora offrono pane e burro e marmellata. Si gioca a pallone in un campo un po’ fuori dal paese. Non c’è piscina, non un cinema. Nella casa, poi, mille tesori da scoprire. Si aprono i cassetti pieni di vecchie fotografie. “Ma veramente questi due sono papà e mamma?” ”Guarda nonna. Ma era bellissima! Era giovane!” Vecchi giochi, monopoli ammuffiti e tombole, vengono riportati alla luce e …sono ancora divertenti. La bici in garage ha richiesto l’intervento del padre che miracolosamente ha ricordato come intervenire sui freni e sulla catena. “Si staccava sempre,” ricorda, ”un incubo quando si faceva a gara”.
Non sarà forse, quella di quest’anno, una vacanza elegante. Non ci si gonfierà tronfi nel nominare un paese esotico, ma i ragazzi e gli adulti torneranno al tran tran autunnale arricchiti da rinnovati legami famigliari che ora, forse, non abbandoneranno di nuovo. Forse nel budget annuale verrà stanziato qualcosa per qualche lavoro necessario al mantenimento della vecchia casa. I ragazzi tornano avendo imparato a riconoscere i nomi delle piante e il canto degli uccelli. I ragazzini del paese hanno ora più dimestichezza con il computer. Hanno promesso di tornare. Il paese tutto li ha salutati alla partenza portando piccoli commoventi doni di affetto e abbracciandoli stretti, stretti.
Non tutto il male……

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4 Commenti
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Giuseppe Fabbri
20 Agosto 2021 11:21

Grande Lalli! La tua penna accarezza sempre il mio cuore!

Grazia Saporito
11 Agosto 2021 19:19

Piacevolissima riflessione!!! Grazie di questo racconto.

Marina
4 Agosto 2021 10:22

Commovente. Sembra la mia Montecatini Alto

Simonetta Ponzone
2 Agosto 2021 18:13

Brava Lalli! L’articolo che leggo subito…é anche quello che sempre preferisco, quello di oggi ha un sapore speciale
Grazie !