CULTURA – I tatuaggi

«Oggi ci si tatua per tirare fuori quello che si ha dentro trasformando il proprio corpo come strumento di comunicazione.»
Una moda che continua a crescere, corpi interamente coperti da immagini, polpi che avvinghiano il corpo, animali di ogni tipo, amici, la propria ragazza/o e quanto altro. Sono quasi 7 milioni gli Italiani che hanno almeno un tatuaggio, la pratica è così diffusa che ha dato origine a numerosissime rassegne in Italia e nel mondo: una a Milano a fine gennaio e un’altra che si aprirà a inizio maggio a Roma, World Tatoo Expo. Arriveranno tatuatori da tutto il mondo e ci si aspettano oltre 10 mila visitatori.
Il tatuaggio è diventato una vera e propria attività con scuole, certificazioni obbligatorie che per ottenerle e poter esercitare l’attività, sono necessarie un migliaio di ore di formazione.
Il tatuaggio, una volta, era di prerogativa degli uomini di mare, galeotti, aristocratici, oggi chiunque lo fa o potrebbe farlo per raccontare la propria vita attraverso il corpo, senza distinzione tra uomo e donna. Ci si tatua per raccontare della propria identità, per rendersi indipendenti, un segno definitivo, indelebile, sapendo bene che poi non sarà così facile liberarsi di una vecchia scritta o immagine.
Il tatuaggio può essere eseguito in vari modi, il più usuale in Europa è a mezzo di un piccolo apparecchietto elettrico dove sono fissati degli aghi di numero preciso a seconda dell’effetto desiderato. Il movimento del congegno permette l’entrata degli aghi nella pelle, depositando il pigmento colorato, il cinabro (il rosso), il cobalto (blu) il cromossido (verde) e tanti altri.
Ma come è nato questo modo di raccontarsi? Le prime immagini dei tatuaggi sono state trovate su una mummia nell’asia centrale databile al 500 a.C. poi in Egitto e nell’antica Roma, molti cristiani si tatuavano con simboli religiosi per evidenziare il proprio credo. La pratica venne poi vietata da Costantino a seguito della sua conversione.
Nel Medioevo divenne un modo usuale da parte dei pellegrini che visitavano i santuari, in particolare quello di Loreto dove fino agli anni Cinquanta esistevano i frati “marcatori”. I segni molto semplici sulle mani e sui piedi simboli religiosi o amorosi. Spesso gli abitanti della costa li richiedevano con segni cristiani così che, in caso di morte sul campo, sarebbero stati riconosciuti come fedeli e sepolti nelle terre consacrate. Anche le vedove si tatuavano, in ricordo del defunto, i soggetti teschio, le tibie incrociate e il nome del morto.
Per molte religioni il tatuarsi è vietato, l’ebraismo vieta ogni incisione che lasci una traccia permanente.
Per l’Islam, sono consentiti solo i tatuaggi temporanei fatti per mezzo dell’henna, pigmento organico di color rosso-amaranto.
In alcune tradizioni, in special modo l’indiana e l’araba, le donne che si sposano, per la loro prima notte di nozze, vengono completamente tatuate con l’Henna, colore che poi scompare completamente dopo alcuni giorni.
In Europa la pratica del tatuaggio scomparve per un lungo periodo e fu reintrodotta successivamente alle esplorazioni oltreoceano dove la pratica era più comune. L’uso di tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee, tatuati celebri furono, lo Zar Nicola II e Sir Wiston Churchill.
Oggi siamo arrivati quasi all’esasperazione di quel processo avviato a fine secolo scorso: attori, influencer giocatori di calcio e di ogni sport si coprono di ogni immagine, i social poi hanno amplificato il fenomeno, diventato una forma di attenzione per il proprio corpo e per le tappe della propria vita. Vi ricordate un tatuaggio “famoso” la farfallina di Belen Rodriguez? Ricordate anche dove l’aveva? chissà cosa stava a significare.
Bene, quasi quasi, potrei farmi fare un tatuaggio anche io, però non saprei da dove cominciare e come scegliere il soggetto? ma poi se mi pento, come lo elimino?
Il modo più in uso è di tipo chirurgico, mentre quello con i risultati migliori è il laser che ha dei costi ben alti. Il laser “cancella” solo le cellule cutanee colorate, non fa sanguinare ne’ provoca dolore; le cicatrici pur scomparendo, potrebbero lasciare sulla pelle delle ombre o aloni di una colorazione diversa.
Non so, rifletto, sarà il caso?

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2 Commenti
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gustavo delli paoli carini
26 Marzo 2024 8:47

Io suggerisco una bella decalcomania, lavabile e indolore, che permette di cambiare parere, stile di vita e eventualmente anche “amore eterno” come a volte può capitare..

Chiara Rusconi Clerici
25 Marzo 2024 20:04

Molto interessante .Bisognerebbe però considerare che la pelle cambia con il passare degli anni e anche i tatuaggi con lei . Forse il laser sarà molto necessario !